Relatore
Descrizione
L'apprendimento umano, un processo intrinsecamente dialogico e costruttivista, si fonda sull'acquisizione progressiva di registri linguistici sempre più sofisticati, dal colloquiale a quello specialistico delle discipline. Un elemento cruciale e insostituibile dell'insegnamento risiede nell'expertise del docente nel navigare e interpretare i "linguaggi intermedi" dei discenti: quelle formulazioni ibride, imperfette e transitorie che segnalano il processo cognitivo in atto. L'insegnante esperto, forte della propria Pedagogical Content Knowledge (PCK), costruisce attivamente "ponti linguistici" e utilizza questi linguaggi intermedi sia per guidare lo studente attraverso la sua zona di sviluppo prossimale sia come strumento diagnostico per identificare eventuali misconcezioni. Tale competenza può manifestarsi concretamente anche nell'uso di strumenti tecnologici pedagogicamente fondati come Moodle, perché forniscono al docente tutti gli strumenti necessari in modo nativo.
Le attuali implementazioni di Intelligenza Artificiale (IA) generativa in ambito didattico sono strutturalmente cieche rispetto a questa dimensione fondamentale. Addestrate su vasti corpora di testi finali, corretti e formali, le IA mancano di qualsiasi "esperienza" dei percorsi cognitivi dei discenti e delle loro manifestazioni linguistiche imperfette; pertanto, non sanno né costruire né percorrere questi ponti. L'uso crescente dell'IA per la produzione di materiali didattici, valutativi, o per la sintesi automatica di testi complessi, rischia quindi di appiattire il dialogo didattico, promuovere una comprensione superficiale e disincentivare lo sviluppo delle capacità necessarie per la lettura profonda e la gestione della complessità.
In conclusione, si suggerisce che un investimento critico su piattaforme pedagogicamente strutturate (come Moodle) offra un ritorno formativo superiore rispetto all'adozione acritica di strumenti di IA, che attualmente mancano dei prerequisiti sostanziali per un'autentica mediazione didattica.